La traumatologia è una branca meno conosciuta dell’ortopedia perché si occupa di eventi lesivi improvvisi e non prevedibile.
Mentre chi soffre di un disturbo ortopedico ha il tempo di documentarsi, programmare visite ed esami, chi è vittima di una lesione traumatica viene travolto da un evento nel quale oltre a subire un danno fisico non riesce a controllare gli eventi che lo circondano. Il primo approccio è generalmente con il pronto soccorso in cui il paziente si deve necessariamente fidare degli accertamenti e dei trattamenti proposti volti innanzitutto a diagnosticare i danni subiti e a stabilizzare la condizione clinica.
Successivamente a seconda del trauma il paziente può avere la possibilità di decidere come proseguire il trattamento. I tempi sono però sempre più ristretti rispetto a quelli che ha a disposizione un paziente che deve sottoporsi a un intervento ortopedico perché sia nel caso di fratture che di lesione tendinee è consigliabile eseguire l’intervento nella prima settimana, con eccezioni lasciate a casi particolari.
Proprio per la complessità e varietà delle possibili lesioni è impossibili in questa sede trattare questo capitolo in modo esauriente.
Ho scelto cosi di spiegare i principi della traumatologia ossea lasciando ad eventuali domande la spiegazione di situazioni particolari.
Innanzitutto perché si rompe un osso?
Tralasciando le fratture patologiche ossia quelle che avvengono in assenza di trauma o per trauma lieve su osso patologico (grave osteoporosi, malattie oncologiche…) l’osso si rompe perché le forze che agiscono su di esser superano il suo modulo di elasticità ossia l’osso ha una certa resistenza che in caso di frattura viene superata.
Il primo segno di frattura è il forte dolore perché l’osso è notevolmente innervato. L’osso è anche riccamente vascolarizzato per cui un altro segno importante di frattura è l’ematoma che può essere anche molto importante ed essere più visibile nelle ore o nei giorni successivi al trauma.
Come si rompe l’osso?
Anche in questo caso dipende dalle forze che hanno agito. In genere le fratture si dividono in composte quando i monconi ossei rimangono allineati mentre in scomposte quando perdono i contatti tra loro. L’osso può spezzarsi in un punto o in tanti frammenti, si parla in quest’ultimo caso di frattura pluriframmentaria.
Ci sono molte classificazioni sulle fratture ma è difficlie una classificazione esauriente perchè è facile capire come ogni frattura anche se rientra in alcuni parametri classificativi è diversa dall’altra. Possiamo però esporre un altro paramentro importante da valutare, la sede della frattura.
Le fratture che coinvolgono un’articolazione (pensiamo alla caviglia, a d alcune fratture di polso e di omero) hanno una prognosi peggiore perché determinano un danno cartilagineo che espone ad un rischio di artrosi post traumatica aumentato indipendentemente dal trattamento.
Il trattamento dipende da tutti i fattori sopraindicati nonché dalle condizioni del paziente e dalla sua compliance, si va dal tutore, all’apparecchio gessato, all’intervento di osteosintesi o di protesi.
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